Mal’Aria, il Nord Italia avvolto dallo smog
Complice l’assenza di pioggia in queste ultime settimane il Nord Italia si ritrova sotto una pesantissima cappa di smog. Una situazione da allerta rossa certificata anche dal report Mal’aria di Legambiente appena pubblicato. La situazione è drammatica: per tutto il 2021 nessun capoluogo di provincia italiano è riuscito a rispettare i tre valori limite suggeriti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) per poter respirare un’aria sana.
“MAL’ARIA” – Nel report Mal’aria di Legambiente torna a ribadire “l’urgenza di ripensare e ridisegnare in prima battuta le aree metropolitane, gli spazi pubblici urbani e la mobilità sostenibile, sempre più intermodale, in condivisione ed elettrica”. Concetti che verranno approfonditi nella seconda edizione della campagna Clean Cities, da oggi fino al 3 marzo in 17 città.
Le zone più inquinate sono oggi in generale quelle della Pianura che va dall’Emilia Romagna all’agglomerato di Milano, Bergamo, Brescia, Roma, Venezia, Treviso, Padova, Vicenza, Verona, Torino. Ma anche Palermo, le zone di Prato-Pistoia, Valdarno Pisano e Piana Lucchese, Conca Ternana, la zona costiera collinare di Benevento, l’area industriale della Puglia e la valle del Sacco al territorio ricadente tra Napoli e Caserta. “Tutti territori dove la salute dei cittadini è stata messa sistematicamente a rischio per le elevate concentrazioni degli inquinanti atmosferici”.
GLI OBIETTVI – Tra i punti chiave per migliorare la qualità dell’aria l’associazione ambientalista indica alcuni passaggi fondamentali da intraprendere subito: ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, aumentare il trasporto pubblico elettrico, incentivare la sharing mobility anche nelle periferie. E poi vietare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030 e per il riscaldamento domestico avviare un piano di riqualificazione energetica dell’edilizia pubblica, con abitazioni ad emissioni zero grazie alla capillare diffusione di misure strutturali come il Bonus 110%.
I PARTICOLARI DEL DOSSIER
Il report ha analizzato le condizioni di 102 capoluoghi alla ricerca di una città dove fossero rispettati i limiti indicati, ovvero una media annuale di 15 microgrammi per metro cubo per il PM10, 5 per il PM2.5 e 10 per l’NO2. Nessun luogo ha centrato gli obiettivi indicati e in 17 città i valori di polveri sottili superavano di più del doppio i limiti suggeriti.
PM 10
Nelle analisi ottenute grazie ai dati forniti dalle centraline sui valori delle PM10 ad esempio Alessandria lo scorso anno ha registrato una media annuale di PM10 più alta delle altre città, pari a 33 microgrammi per metro cubo. Valori quasi identici a Milano (32), Brescia, Lodi, Mantova, Modena e Torino (31). La maggior parte dei luoghi con cifre preoccupanti si trovano in Pianura Padana: in lista tra le altre anche Piacenza, Reggio Emilia, Cremona, Vicenza, Treviso e Verona tutte con 30 microgrammi per metro cubo. Al Sud, l’unica città con valori simili è Avellino. Livelli entro la soglia a Caltanissetta, La Spezia, L’Aquila, Nuoro e Verbania.
PM 2.5
Anche per le PM 2.5 i valori più preoccupanti (quattro volte tanto le indicazioni Oms) si registrano al nord e in Pianura con record a Cremona e Venezia (media annuale 24 µg/mc). Male anche Torino, Asti, Piacenza, Verona, Milano e Padova (tutte intorno a una media di 20 µg/mc). In totale sono almeno 11 le città che sforano in maniera importante e nessun capoluogo di provincia italiano registra valori entro i limiti.
NO2
Per i valori di biossido di azoto sono invece 13 le città con valori preoccupanti. Milano e Torino sono in forte sofferenza e contano livelli superiori di tre volte a quelli suggeriti. Sotto la Madonnina nel 2021 si è registrata una media annuale di 39 µg/mc, mentre sotto la Mole Antonelliana di 37. Male anche Como e Palermo (36), Bergamo (35), Trento e Teramo (34), Monza e Roma (33), Bolzano e Napoli (32), Pavia e Firenze (31). Entro la soglia ci sono per fortuna Agrigento, Enna, Grosseto, Ragusa e Trapani.
Il sito di Legambiente